L’investitore, nel gestire i propri risparmi, si trova a gestire anche paura ed emotività. Meglio ascoltare il topolino o l’elefante?
Il topolino, l’elefante, e l’investitore.
Quando gestiamo i nostri risparmi, accumulati nel tempo grazie ad impegno e spesso anche sacrificio, ci ritroviamo a gestire anche l’emotività legata a questi stessi soldi. E l’emotività è come un elefante chiuso in una stanza. Difficile non notarlo e fare finta di niente.
Molto interessante l’articolo condiviso sul Sole24Ore da Duccio Martelli, professore aggregato di Economia degli Intermediari Finanziari presso l’Università di Perugia, e visiting professor alla Harvard University:
La paura è certamente lo stato d’animo più comune, che tutti noi abbiamo provato, a vari livelli.
Essendo la paura un’emozione primitiva, questa non può essere gestita a livello razionale. Una comunicazione basata quindi su dati e numeri diventa inefficace.
Per comprendere infatti il differente peso, all’interno del processo decisionale, attribuito alla parte emotiva e a quella razionale, si è soliti utilizzare l’immagine di un elefante con la sua guida, dove l’animale rappresenta la nostra parte più primitiva e incontrollabile del cervello, mentre la guida, il conducente, raffigura la nostra parte razionale. Ne deriva che, quando l’elefante è agitato, la guida va in difficoltà, nel tentativo di indirizzare l’animale verso la direzione prefissata.
Se da un punto di vista razionale, la storia insegna che dal Dopoguerra a oggi ci sono stati oltre trenta buone motivazioni per uscire dai mercati (come ad esempio le varie tensioni geo-politiche, guerre, o le diverse crisi economiche che abbiamo vissuto nei decenni passati), la statistica dimostra come chi l’avesse effettivamente fatto, cercando il giusto tempismo di uscita e ingresso sui mercati, avrebbe arrecato facilmente danno al portafoglio, anzichè portare plusvalore. L’elefante è quindi un pessimo consigliere.
“Sei disposto a sopportare il carico emotivo delle tue decisioni?”
Investire correttamente, alla fine, si traduce nell’ ascoltare il topolino ed ignorare l’elefante.
Certo, non è facile.
Soprattutto perchè prima di essere investitori siamo esseri umani, e tendiamo a pesare le perdite molto più dei potenziali guadagni. Proprio per questo il nostro radar è orientato prevalentemente sui possibili fattori negativi, per cercare di prevenire così ed evitare il dolore. Le belle notizie non ci interessano. In questo modo tendiamo a dar da mangiare continuamente al nostro elefante emotivo, e ad auto-alimentarlo noi stessi, facendolo crescere sempre più.
Ecco che una corretta gestione comportamentale diventa quindi fondamentale per il successo del nostro percorso d’investimento.
“Abbiamo incontrato il nemico, e ho scoperto che siamo noi” (cit. Pogo)
Questa è la storia del topolino, l’elefante, e l’investitore.