Investire in Cina ha ancora senso, dopo il recente crollo delle quotazioni azionarie?
Investire in Cina è diventato particolarmente provante negli ultimi anni, alla luce del recente calo delle quotazioni azionarie.
Fra rischio politico, crisi del settore immobiliare (basti citare al caso Evergrande), e calo demografico avvenuto negli ultimi anni, siamo ora a fare i conti con un mercato azionario che dai massimi toccati nel 2021 ha registrato un calo considerevole, scontando ormai molto pessimismo e negatività intorno al Dragone Cinese.
A pesare sul sentiment generale che riguarda la Borsa Cinese sono sicuramente fattori macro-economici (fra cui il rallentamento della crescita, e le difficoltà riscontrate dal settore Real Estate), oltre che sociali, se consideriamo infatti il calo delle nascite registratosi negli ultimi anni (nel 2023 abbiamo assistito al minor numero di nascite dal 1949), e al conseguente rallentamento demografico.
La stessa crescita economica ha iniziato a rallentare, finendo sotto il trend di lungo periodo:
Tutto questo ha finito per allontanare gli investitori dalla Cina, portando le valutazioni di Borsa a livelli che non si vedevano ormai da parecchio tempo.
Il confronto, ad esempio, con India e America è impietoso:
La stessa performance del mercato azionario cinese a confronto con quella degli altri paesi emergenti, piuttosto che dei listini globali, evidenzia chiaramente le criticità che stanno caratterizzando la Cina.
Eppure, in tempi non sospetti si parlava della Cina come potenziale leader mondiale, in campo economico finanziario, a dimostare come il futuro resta imprevedibile. Per quanto quindi si sia sempre inquadrata la Cina come area d’investimento ideale di lungo termine, la pazienza da parte degli investitori pare essere giunta al termine, visto che si iniziano già a registrare i primi deflussi:
Tutto questo cosa ci insegna?
Probabilmente che, per quanto un mercato possa apparire a sconto, non è detto che non possa diventare ancora più a sconto, e che per quanto il concetto di “mean reversion“, ovvero di ritorno alla media dei mercati, sia condivisibile, a volte la pazienza richiesta per raccoglierne i frutti è veramente notevole.
Se nei back-test, di mercato e di portafoglio, appare tutto spesso molto semplice, alla realtà dei fatti la partita si complica.
Lato operativo, la Cina resta comunque un’area interessante da considerare all’interno di un’asset allocation di portafoglio, sia in virtù delle valutazioni raggiunte, sia in considerazione della maggior diversificazione offerta, per chi investisse su indici azionari quali Msci World oppure ACWI, ad oggi particolarmente concentrati in USA.
E’ probabile poi che il Governo Cinese intervenga con misure importanti a sostegno del sistema finanziario ed economico, per risollevare le sorti del Dragone sopito.
Investire in Cina quindi resta un’idea condivisibile. E’ importante però pesarla correttamente all’interno del portafoglio, e coerentemente con il nostro profilo di rischio, data la maggior volatilità che ne deriva.
Ancora meglio se coniugata magari con una logica ad accumulo.