Conviene investire nell’oro, all’interno del nostro piano d’investimento?
Investire nell’oro conviene, all’interno del nostro piano d’investimento?
Nel corso degli ultimi anni, l’Oro ha saputo generare delle ottime performance, che hanno portato gli investitori a riconsiderarlo all’interno dei loro portafogli.
L’Oro quindi non solo è stato utile in ottica di diversificazione del rischio, in portafoglio, ma ha saputo anche offrire un contributo certamente valido alle performance del nostro piano d’investimento.
Si parla spesso anche dell’Oro come asset utile a copertura dall’inflazione, dato l’apprezzamento che visto protagonista il metallo giallo negli anni ’70. Tuttavia, se mettiamo a confronto il prezzo dell’Oro con l’andamento dell’indice dei prezzi al consumo americano, notiamo subito come i 2 valori oggi si equivalgano, ad evidenziare come l’apprezzamento della materia prima, in termini reali, è stato in realtà nullo, dal 1980 ad oggi:
La funzione di copertura del rischio inflazione sembra quindi non così solida.
Quella invece di diversificazione e decorrelazione dal rischio azionario sembra già più convincente. Il dato infatti è evidente se osserviamo i dato storici, e la relazione stessa ad esempio fra Gold ed S&P500:
La funzione di bene rifugio svolta dall’oro tuttavia richiede tempo per esprimersi. Vediamo infatti come, storicamente, nelle fasi iniziali di una correzione di mercato, l’oro tende a scendere in linea con l’azionario, per poi rimbalzare velocemente:
Questa funzione acquista un grande valore, in quanto permette di stabilizzare i portafogli nelle fasi di incertezza e avversione al rischio. Ad esempio, durante lo scenario di risk-off dettato dalla pandemia mondiale nel 2020, i prezzi dell’Oro hanno registrato il più grande guadagno dal 2008. Di seguito vediamo come l’oro storicamente si sia apprezzato proprio durante le maggiori crisi di mercato:
Detto questo, è importante però considerare che anche il metallo giallo non è esente da rischi. Anzi. Gli stessi drawdown storici subiti dall’Oro sono stati particolarmente importanti, e identificano la commodity come un asset certamente volatile e dinamico, forse non adatto a tutti:
L’oro è infatti rimasto in territorio negativo per quasi 30 anni, dagli inizi degli anni ’80, fino a poco prima dello scoppio della bolla del 2008.
L’oro quindi, riassumendo, tende a migliorare la diversificazione e l’efficienza di un portafoglio d’investimento, in quanto presenta una bassa correlazione con gli altri asset di mercato. E’ importante però considerare che parliamo di un asset che non produce utili, non stacca cedole nè dividendi, ed è soggetto anche a potenziali drawdown anche importanti.
Prima di investirci è bene quindi essere consapevoli di tutti questi aspetti.
Ultimo aspetto, ma non meno importante, da conoscere, riguarda i diversi cicli di vita dell’oro, e come, strada facendo, siano cambiate le regole intorno alla determinazione del prezzo della materia prima, fino ad arrivare ai giorni nostri:
Da citare ovviamente gli accordi di Bretton Woods, e la fine degli stessi, quando, nel 1971, si pose fine alla convertibilità del dollaro in oro, che ha dato il via alla libera fluttuazione sul mercato del prezzo della materia prima.